“Un territorio gestito e recuperato, come il Fai ha fatto con la Scala dei Turchi di Realmonte, è un territorio in cui non solo le comunità vivono meglio, ma in cui l’illegalità sta fuori dalla porta”; parola di Ilaria Borletti Buitoni.
Il già sottosegretario Mibact è stata, infatti, recentemente ad Agrigento in occasione del convegno: “Il futuro dei Paesaggi. Idee e prospettive a partire dalla Carta Nazionale del Paesaggio” promosso, tra gli altri, dal Fondo Ambiente Italiano (Fai) – Sicilia (presente il presidente regionale, Giuseppe Taibi), che si è tenuto nella sede del Parco Archeologico della Valle dei Templi.
La “Carta”, infatti, indica una strategia nazionale per il paesaggio come strumento di sviluppo, coesione, legalità, educazione, formazione e di promozione del turismo paesaggisticamente compatibile.
In questa intervista esclusiva Ilaria Borletti Buitoni, già presidente del Fai, ci aiuta a riflettere sul valore sociale e collettivo del paesaggio con particolare riferimento, appunto, al Parco archeologico della Valle, ottimo esempio di collegamento tra la valorizzazione degli elementi archeologici e paesaggistici, vincitore nel 2017 della prima edizione del Premio Nazionale del Paesaggio e candidato per l’Italia al Premio Paesaggio del Consiglio d’Europa. Alla Borletti Buitoni abbiamo chiesto:
Qual è l’importanza del paesaggio nello sviluppo del territorio?
“Il paesaggio è il contesto in cui vivono i cittadini. Quindi, essendo il contesto in cui vivono i cittadini, le condizioni del paesaggio hanno una diretta ricaduta sulla vita dei cittadini. In più, ad Agrigento il paesaggio detta anche la possibilità di uno sviluppo per la comunità, per la Città e anche per la Regione; è un paesaggio talmente straordinario e talmente unico che, evidentemente, indica la strada per lo sviluppo del territorio.”
La Carta come strumento di legalità?
“C’è proprio un capitolo nella Carta nazionale dedicato alla legalità. Il territorio, se viene lasciato a se stesso, disordinato e preda della illegalità, è un humus ideale per lo sviluppo dell’illegalità. Un territorio che, invece, viene recuperato e gestito, come il Fai ha fatto con la Scala dei Turchi, è un territorio in cui non solo le comunità vivono meglio, ma in cui l’illegalità sta fuori dalla porta. C’è anche un nesso sbalorditivo tra contesti paesaggistici urbani degradati e diffusione di pratiche illegali: la loro gestione rallenta queste pratiche. Quindi, il paesaggio ha una declinazione che il Fai ha ben capito con l’esperimento della Scala dei Turchi; una declinazione che va oltre una visione estetizzante che può aver accompagnato l’idea di paesaggio fino adesso.”
Qual è il suo sentimento per la Valle dei Templi?
“Doppio! se rivolgo le spalle alla Città il mio sentimento è sempre positivo di meraviglia. Ogni volta che vengo ad Agrigento vedo nel Parco della Valle dei Templi dei miglioramenti, degli ampliamenti e dei nuovi percorsi fisici e culturali che ne fanno un luogo straordinariamente vitale ed affascinante. Caratteristiche apprezzate soprattutto dai visitatori che aumentano in modo esponenziale. Guardando, al contrario, la Valle dal mare, mi prende un certo sconforto. Non c’è dubbio che il danno che è stato fatto, a questo contesto unico al mondo, è drammatico. Ormai c’è! Dubito che si potrà intervenire. Quindi, questo danno ci serva da lezione. Avevamo qui la casa degli dei, intesa come luogo di assoluta bellezza e perfezione, e l’abbiamo, ad un certo punto, presa a calci.”
Che consiglio darebbe agli agrigentini?
“Il consiglio migliore da dare a qualunque cittadino agrigentino, siciliano, italiano è quello di difendere il proprio paesaggio. Nessun territorio è difeso da chi non lo vive con orgoglio. È un male della Sicilia pensare che tanto nulla cambia, come scriveva Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Non è vero! Amare il proprio territorio, difenderlo e sentirlo proprio significa salvarlo.”
La cultura salverà il nostro Paese?
“In un’epoca in cui si ritiene che andando su Wikipedia si possano colmare quelle che sono delle carenze in ambito culturale, la cultura vera è quella fatta da una scuola in grado di formare degli studenti e che riconosce il ruolo degli insegnanti. La cultura vera è quella che ti permette di giudicare, di capire, di approfondire di scegliere di essere un cittadino consapevole e di giudicare la classe politica che ti governa. Questa è la cultura! Un Paese senza cultura è un Paese inconsapevole. Un Paese inconsapevole è un Paese dissennato. Un Paese in cui si investe nella cultura è un Paese in cui si creano cittadini consapevoli e cittadini consapevoli non possono che esprimere delle classi politiche migliori”.
Aricolo di Luigi Mula apparso su “La Sicilia” del 31 Gennaio 2019