Sono tre le sfide più importanti che l’Avvocatura Italiana deve affrontare in questo momento storico.
La prima è quella Culturale, alla quale si è data, almeno in parte, risposta con l’introduzione della formazione permanente obbligatoria e l’istituzione della Scuola Superiore dell’Avvocatura, della Fondazione Bucciarelli e di altri Enti Formativi; si sono inoltre implementate le occasioni di studio e di confronto all’estero per avvicinare gli avvocati italiani al mondo giuridico internazionale.
Sfida culturale che interessa un ripensamento dell’esame di Stato, della facoltà di Giurisprudenza e del sistema scolastico nel suo complesso; temi certamente di ampio respiro ma che i professionisti intellettuali non possono esimersi dall’affrontare.
La seconda sfida è quella Organizzativa.
La prospettiva di operare in un mercato più ampio dei confini nazionali non può prescindere dalla considerazione della nostra funzione di mediazione, che permette al cittadino di operare proficuamente all’interno della società e favorisce una continua evoluzione della stessa società.
Per svolgere questo compito, piuttosto che organizzarsi in strutture di grandi dimensioni, è necessario acquisire competenze specialistiche e magari ricorrere ad associazioni – anche di natura temporanea – per rispondere alla domanda di competenze multiple.
Per gli studi medio-piccoli sarà fondamentale lo sviluppo delle reti tra legali per collaborare e offrire servizi nuovi; utilizzare le tecnologie più avanzate potrà consentire di operare in rete e lavorare meglio in team, con regole associative al contempo certe e flessibili; pensare alla certificazione, per offrire all’utente una obiettiva garanzia di qualità della struttura.
La terza sfida è quella sociale poiché la classe media, della quale tradizionalmente e naturalmente hanno fanno parte gli avvocati, si è notevolmente allargata e impoverita.
L’Avvocato deve recuperare quel fondamentale ruolo sociale di difensore dei diritti e di libero pensatore che esercita il diritto di critica anche nei confronti dei poteri forti, economici e statali, nell’interesse della collettività.
Va ricordato che l’avvocatura ha subito una vera e propria “aggressione” nell’ultimo anno e mezzo, fondata sull’erroneo presupposto dell’equiparazione del professionista all’imprenditore.
L’avvocato si è ritrovato solo, eremos (parafrasando Barbara Spinelli che attribuisce questa condizione all’uomo di oggi). Ma la parola eremos ha anche un significato giuridico: un processo è eremos se non c’è il difensore.
E da qui bisogna ripartire, la figura del difensore è stata ed è fondamentale ancora oggi.
Le sue conoscenze sull’uomo(con i suoi slanci e i suoi abissi), che provengono dagli studi umanistici e dal ruolo sociale svolto, unite alle conoscenze del diritto ed alla indipendenza e tensione morale che hanno caratterizzato la professione sono utilissime in tutte le sedi di prevenzione, mediazione e risoluzione dei conflitti.
Nell’arbitrato, ad esempio, applicato sopratutto a livello internazionale (anche per evitare di scegliere tra due diversi ordinamenti) il ruolo di un esperto del settore, che possa garantire una decisione corretta ed equa, è fondamentale.
Inoltre, nella nuova Europa si sta diffondendo sempre di più la conciliazione. Il diretto contatto tra il conciliatore e ciascuna parte, l’alta professionalità e la deontologia dei conciliatori, la rapidità del procedimento, la sua totale informalità, la riservatezza e l’alta probabilità di risoluzione della controversia, avvicinano sempre più imprese e cittadini a questa scelta.
In prospettiva, il luogo naturale di risoluzione dei conflitti resterà sempre l’aula del Tribunale che, proprio per l’incidenza delle procedure alternative, potrà garantire una migliore funzionalità ed una corretta valorizzazione del ruolo difensivo.
Il modello di avvocato per il futuro è l’Avvocato Europeo, espressione della cultura e della storia europea, che possieda la capacità di prevenire, mediare, risolvere i conflitti.
Ricorrono quest’anno i 50 anni dalla firma dei trattati che hanno costituito la Comunità Europea: dopo secoli di conflitti, oggi l’Europa è una grande realtà di 27 stati e oltre 500 milioni di persone. Viene da tutti riconosciuto che la circolazione di merci, servizi, capitali e cittadini comunitari ha funzionato in larga misura mentre con l’euro l’economia monetaria finalmente non si regge più sulle periodiche svalutazioni.
Uno degli obiettivi principali di questa Europa è quello di diventare “l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo” (cfr. Lisbona 2000) e di conseguenza professionisti intellettuali come gli avvocati non potranno che avere un ruolo di rilievo in questa sfida. Si aggiunga anche che il nuovo riformismo si estrinseca nell’estendere i diritti e le libertà di individui o minoranze, accettando l’enorme varietà delle preferenze esistenziali in società rese insicure da disoccupazione, immigrazione, terrorismo.
E questo nuovo riformismo non può che vedere protagonisti, ancora una volta, gli avvocati.
Si noti ancora che il Parlamento Europeo,l’organo democratico eletto direttamente dai cittadini, nella risoluzione del 23 Marzo 2006 ha riconosciuto l’indipendenza, l’assenza di conflitti di interesse e il segreto/confidenzialità quali valori fondamentali della professione legale, ribadendo che la loro conservazione è di interesse pubblico.
Inoltre,il Parlamento ha riconosciuto “la necessità di regolamenti a protezione di questi valori fondamentali per l’esercizio corretto della professione legale, nonostante gli effetti restrittivi sulla concorrenza che ne potrebbero derivare”.
Il Parlamento europeo ha precisato, ancora, che “la concorrenza dei prezzi non regolamentata tra i professionisti legali, che conduce ad una riduzione della qualità del servizio prestato, va a detrimento dei consumatori” ed ancora che l’importanza di una condotta etica, del mantenimento della confidenzialità con i clienti e di un alto livello di conoscenza specialistica, rende necessaria l’organizzazione di sistemi di autoregolamentazione, quali quelli oggi governati da organismi e ordini della professione legale”.
Questo è il quadro di regole entro le quali le professioni legali devono essere inserite in Europa, che abbiamo il diritto/dovere di conoscere e far conoscere ai cittadini.
Ed è in questo quadro di regole che dovrà muoversi il legislatore Italiano, cui – come sempre – dobbiamo dare il nostro contributo per costruire, anche normativamente, l’avvocato del futuro.
Dobbiamo prepararci con pazienza e guidare con coraggio il cambiamento, magari aiutati nel nostro operare anche dalle parole di Norberto Bobbio:
”Apprezzo e rispetto colui che agisce bene senza chiedere alcuna garanzia che il mondo migliori e senza attendere non dico premi ma neppure conferme. Solo il buon pessimista si trova in condizione di agire con la mente sgombra, con la volontà ferma, con sentimento di umiltà e piena devozione al proprio compito»
Agrigento, 2007 Giuseppe Taibi (Consiglio direttivo nazionale Aiga)