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Il sei agosto si è spento nella sua casa a San Leone (Agrigento) il professor Enzo Lauretta presidente del Centro Nazionale di Studi Pirandelliani.

Leonardo Sciascia scriveva che il provincialismo non è il vivere in provincia bensì il serrarsi nella provincia con appagamento, con soddisfazione, considerandone inamovibili e impareggiabili i modi di essere, le regole, i comportamenti, senza mai guardare a quel che accade fuori della provincia, “senza riceverne avvertimenti, stimoli, provocazioni al pensare feconde, alla visione della realtà fermentanti”. 

Enzo Lauretta nella sua lunga vita, per lo più trascorsa ad Agrigento, è riuscito a trasformare la periferia in centro,  emancipando il provincialismo girgentano e portando prepotentemente  Agrigento, la sua cultura, il suo folklore e la sua storia fuori dall’isola maggiore senza passare per Palermo, Roma o Milano e – come prima di lui Pirandello – scavalcando così sia la circoscritta dimensione isolana che quella nazionale per proiettarsi  in una dimensione aperta a trecentosessanta gradi, sempre internazionale e mai provinciale.  

Enzo Lauretta è stato un poliedrico intellettuale di livello internazionale dunque, ma  anche un manager culturale ante litteram, uno scrittore, un saggista, che si è occupato soprattutto di Pirandello ma non solo, fondamentali sono anche i suoi saggi e libri su Brancati, Patti e Saviane.  Attivo anche come artista, ha scritto una serie di romanzi alcuni dei quali adattati  per il piccolo altri per il grande schermo. 

Dopo la laurea in lettere e in giurisprudenza conseguita a Palermo, oltre all’attività di professore, si è impegnato con successo nell’attività pubblica, ha ricoperto vari incarichi tra i quali Presidente dell’EPT, Presidente della Provincia e Sindaco di Agrigento.

Enzo Lauretta ha dimostrato, nella sua lunga attività di manager culturale, promuovendo o iniziando eventi come la Sagra del Mandorlo in fiore e festival internazionale del folklore, il premio cinematografico dell’ Efebo d’oro, i tanti convegni internazionali di studi pirandelliani, che anche in provincia si può fare cultura, e soprattutto che la cultura può fare da volano per l’economia, riempiendo gli alberghi, facendo funzionare i ristoranti, portando la più profonda provincia sui giornali nazionali e internazionali, creando così turismo e quindi lavoro per molti.

Enzo Lauretta viveva e lavorava sì in provincia, ma non è mai stato affetto dal provincialismo di cui parlava Sciascia, perché pensava sempre in altri termini, era propositivo, curioso, fattivo e la sua vulcanica creatività era sempre accoppiata ad una disciplinata pragmatica. Il presidente del centro nazionale studi pirandelliani viveva, se si vuole, in una sorta di ossimoro esistenziale che coniugava il vivere in provincia con una serie di atteggiamenti e modi di fare che con il “provincialismo” sono inconciliabili, riuscendo così una sorta di quadratura del cerchio.

Quando muore un intellettuale di questo livello, si suole dire che è bruciata una biblioteca, perché con la sua scomparsa si è persa una parte del sapere che l’uomo di cultura portava dentro di sé. Ma Enzo Lauretta anche in questo è stato un intellettuale sui generis e, per restare in metafora, si può dire che è stato una biblioteca che, prima di bruciare, ha sempre tenuto aperte tutte le sue porte a schiere di lettori assidui ed entusiasti (come i mille e più studenti provenienti da tutta l’Italia e dall’estero che frequentavano ogni anno il convegno internazionale di studi pirandelliani, lo scorso anno arrivato alla sua cinquantesima edizione).

Il professore è stato così modello per intere generazioni.

Adesso non c’è che aspettare che altri prendano il suo testimone e continuino – anche se dalla provincia – nel segno della sua stessa tenacia e insegnamento a osare per “quadrare il cerchio”, cosa che forse suona impossibile per antonomasia, ma che,  a pensarci bene, noi in Sicilia facciamo con successo dai tempi di Archimede.

Fausto De Michele e Giuseppe Taibi

Il Prof. Enzo Lauretta ci ha lasciati nel 2014 a novanta anni

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