A tutti gli interessati,
Peppe Butera è un uomo Generoso e Coraggioso.
Appena maggiorenne si è recato in Belgio a lavorare. Tornato in Sicilia è stato impiegato alle poste, fino agli anni novanta.
Ha poi avuto il coraggio di seguire, apertamente e pienamente, la sua vocazione più profonda .
Ha lasciato il lavoro fisso per essere Pittore.
La pittura è sempre stata per lui urgenza e risposta, necessità e soluzione.
A Parigi è stato consacrato Pittore da Pierre Restany e nel Nord Italia ha incontrato il successo, ma ad Agrigento ha sempre trovato l’ispirazione.
Ho avuto il piacere di conoscerlo oltre 15 anni fa quando mia madre tornò entusiasta dall’incontro dell’associazione Fidapa con lui e volle che lo incontrassi.
A quel tempo Peppe scopriva il suo rapporto con Pollock ( del quale nulla aveva saputo prima) e si raccontava del fatto che Pollock fosse morto lo stesso anno in cui nasceva Peppe, il 1956.
Colpisce la somiglianza tra la pittura di Peppe e quella di Pollock, che lui chiama papà…
Pollock è stato uno degli iniziatori dell’action painting o espressionismo astratto.
Tutti i pittori che seguono questa corrente sono convinti, come Peppe Butera, dell’esigenza di cedere all’impulso più schietto, più genuino.
L’incontro con Peppe mi infonde sempre una grande energia.
E’ un’energia che si sprigiona naturalmente e che viene da me immediatamente interiorizzata.
Un’energia di cui avverto il bisogno e allora sollecito un incontro, visito il suo Studio nella campagna siciliana o mi fermo ad ammirare i suoi quadri.
Le sue mostre nell’area museale di San Nicola o a Villa Aurea nella Valle dei Templi o a palazzo Principe ad Aragona mi hanno impressionato moltissimo .
Peppe sfoga sulle tele l’incomprensione degli altri, e talvolta anche la sua….
Il bisogno di dipingere viene dal suo interno e non può essere fermato.
A chi le guarda le tele di Peppe trasmettono il caos, ma anche il suo superamento attraverso l’arte.
La sua pittura emoziona, inquieta, scuote .
L’incontro con le sue opere è spirituale.
Si rimane colpiti perché dentro di noi c’è qualcosa di simile, qualcosa che la sua arte risveglia.
Attraverso l’opera si realizza un incontro di anime tra Peppe e chi la osserva .
Si diventa amici.
I suoi quadri si arricchiscono di colori, di elementi della natura, della terra della Valle dei Templi, di stracci che sembrano voler “lacerare il velo frapposto dall’esperienza sensibile per giungere a una più alta verità”.
Peppe Butera è Peppe Butera.
Se i suoi omaggi a Pollock sono i quadri più richiesti, è quando si lascia andare allo sfogo spontaneo, mediato dalla musica classica o della Callas, che Peppe sente di aver realizzato le sue opere più vere, di essersi identificato con il dipinto.
Dipinge ciò che ha dentro, ha trovato una sua strada e la persegue nonostante la vita ( e il suo corpo) provino a fermarlo in tutti i modi .
Lui dipinge con Passione.
Passione che trova ispirazione nell’amore.
Un amore che supera il carnale per diventare ideale, platonico.
Se i surrealisti aspiravano alla “sacra follia”,
ciò che campeggia nel suo Atelier di campagna, tra ulivi e aranci, è la scritta : “un grazie alla mia follia” .
Grazie Peppe, di tutto !
Giuseppe Taibi, Avvocato