In Diritto

Convegno Anai su “ Etica, responsabilità e mercato”

Palermo 27/6/2016

Relazione sul Futuro dell’Avvocatura tra Etica e Cultura.

Cari Amici,

Grazie dell’invito a partecipare a  questo prestigioso convegno.

Il motto dell’ Anai è “costruiamo insieme un’avvocatura migliore” e oggi vorrei condividere con Voi alcune idee sul futuro dell’Avvocatura.

Idee che avevo cominciato a sviluppare al Convegno Anai di Agrigento, due anni fa.

Per parlare di futuro dell’avvocatura sarà necessario  liberare la mente dai problemi contingenti, che spesso ci impediscono di alzare la testa.

Mi baserò su  alcune riflessioni del Prof. Avv. Andrea Pisani Massamormile che ho avuto l’onore di conoscere per la prima volta al Convegno Aiga di Napoli del 1981 su “Avvocatura e potere”, tema ancora attuale (a quel tempo non ero maggiorenne e accompagnavo mio padre, avvocato e presidente della Provincia). Prenderò spunto  anche da  alcuni consigli e stimoli del Presidente Maurizio De Tilla che ho avuto l’onore di conoscere  all’Oua, Organismo Unitario dell’Avvocatura, nel mio biennio di servizio. Due avvocati napoletani pieni di energia (per me l’energia è la misura di tutto). Due avvocati portatori talvolta di  idee diverse, che mi hanno insegnato a crescere attraverso il confronto. Due avvocati napoletani impegnati, come diceva Goethe: a vivere, a vivere bene e a lavorare con piacere.  

Questa breve relazione è poi per me l’occasione di riconsiderare il mio percorso di Avvocato  dopo 30 anni dalla laurea e con un figlio iscritto al primo anno di Giurisprudenza.

-La crisi che viviamo è evidente (l’ultimo atto è Brexit).

E’ tuttavia  necessario superare la crisi, il cui aspetto economico– finanziario è il meno grave, e per far questo abbiamo bisogno di idee e di valori, così come per costruire un nuovo edificio abbiamo bisogno prima di idee e progetti.

Abbiamo il dovere di sognare, e i sogni hanno un confine comune con la speranza.

-Etica e Cultura devono essere i capisaldi  della nostra professione.

E l’avvocato di etica e cultura deve fare sia il suo principale dovere deontologico, sia il trampolino per lanciarsi  sul  futuro.

Etica come ricerca di ciò che è bene, di ciò che è giusto fare o non fare. Etica intesa come vivere bene (Socrate ricorda che non basta vivere, bisogna vivere bene).

Vivere  bene significa principalmente rappresentarci il bene degli altri, il bene comune, e a questo indirizzare la nostra azione.

L’egoismo che cede  il passo alla solidarietà.

La democrazia solidale ci impone di mettere al centro la persona umana.

Solidale è una comunità che deve poggiare (a monte) su una comunione di interessi e di valori e che persegue (a valle) l’obiettivo di non lasciar solo, nel momento del bisogno, neppure uno dei suoi membri.

La democrazia è un assetto istituzionale, mentre la solidarietà deve soggiornare  nell’animo della gente.

Il livello di solidarietà oggi è insoddisfacente: basta guardare negli occhi chi ci sta accanto. Basta ascoltare le loro storie.

L’Avvocato da sempre con la profonda  umanità del gesto della difesa e sono gli oppressi, i disarmati, quelli che non hanno voce,  che vanno oggi  difesi, dentro e fuori le aule di giustizia.

Difesi dal potere che si cura di altro e di altri.

I disarmati in dai minori ai malati, dai lavoratori licenziati  ai giovani senza lavoro, dal piccolo risparmiatore al manager schiacciato dal sistema, fino a tutelare l’ambiente e il patrimonio storico artistico, grande ricchezza di questo Paese insieme alla sua civiltà giuridica.

La domanda è quindi cosa possono fare oggi gli avvocati per difendere, non se stessi, ma i più deboli dell’odierna società ?

Ecco il tema della responsabilità.

Intanto il pr  è il mercato.

Il mercato inteso come libero.

Ci hanno indotti a credere che il mercato è libero quando è senza regole, e invece il mercato per essere libero ( e liberi gli operatori) necessita di  regole precise e severe, proprio per evitare abusi e per ridurre le asimmetrie. Solo le regole possono garantire la libertà effettiva di tutti gli operatori.

– Oggi la politica è spesso asservita all’economia e il mercato detta l’agenda di ogni governo.

Si legifera sul parametro dell’avere e non dell’essere e si finisce con il dimenticare che quasi sempre i problemi economici celano enormi problemi sociali.

Il lavoro intellettuale è spesso mortificato sull’altare del dio profitto.

Va, invece, ribadita con forza l’insostituibile funzione delle libere professioni, quella funzione che rende la loro presenza fattore di crescita culturale di una società civile.

La cultura è fattore di crescita economica e non può esservi vero e duraturo sviluppo economico senza quello sociale e culturale.

-E anche il gioco della concorrenza, sempre esistito fra i professionisti intellettuali, deve essere temperato da regole perché diversamente la riduzione dei costi finirà per ingannare la domanda che, senza neppure accorgersene, non riceverà quel che cerca in termini di cultura e deontologia e subirà un pregiudizio prima individuale ma poi soprattutto collettivo.

-Attenzione  massima noi   Avvocati e magistrati dobbiamo porre ,inoltre,  a tutte  le riforme che provano a dissuadere con la forza i cittadini dall’adire il Giudice.

Occorre dire con chiarezza e intransigenza che il  rimedio ad una giustizia lenta e inefficiente,  a causa della mancanza di investimenti in uomini e mezzi, non può essere: negare l’accesso alla giustizia.

Peraltro oggi sta accadendo che ai più forti la giustizia è maggiormente accessibile sia perché per loro i costi più alti non sono un grave problema sia perché per loro  è più facile pagare compensi ridotti agli avvocati.

-Va ricordato che quando le ragioni dell’economia negano di fatto giustizia ed effettività della difesa, non è più solo crisi di solidarietà ma sono a rischio le basi della democrazia.

Oggi il nostro interlocutore, nell’interesse del cittadino e della solidarietà che egli reclama, non è il potere nelle sue varie articolazioni ma principalmente e direttamente la società.

E’ questa la sfida che ci attende e ci deve spingere a cambiare atteggiamento.

Il cambiamento deve avvenire dal basso. E così come ad esempio il FAI ( il fondo per l’ambiente a cui dedico il mio impegno di volontariato) ha stretto  un patto direttamente con i cittadini per  collaborare alla realizzazione  dell’art.9 della Costituzione ( la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico-artistico della nazione) così bisogna collaborare tutti insieme  alla  realizzazione effettiva  dell’art. 24 della Costituzione: “Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti. La difesa è un diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento”.

In sintesi si tratta di salvare insieme due grandi ricchezze del nostro paese: il patrimonio storico-artistico e paesaggistico e la  civiltà giuridica .

-Gli avvocati non devono dimenticare di essere prima di tutto intellettuali e umanisti.

Oggi c’è necessità di un manifesto dell’Avvocatura, di un manifesto ideologico che  restituisca  a noi avvocati la consapevolezza di quello che siamo e poi induca spontaneamente la  società a  riconoscerci spazio e rispetto. Qui il vulcanico Presidente De Tilla e gli attivissimi soci Anai possono svolgere un ruolo importante.

La chiave di tutto è il dialogo. Il dialogo  con la società. Il dialogo, cioè l’anima della nostra professione,  come fattore di crescita personale e sociale. Il pensiero va al “Quartetto del Dialogo Tunisino” che ha ricevuto il premio Nobel per la Pace dimostrando che  l’Avvocatura è una componente essenziale per la tutela della democrazia e dei diritti fondamentali e per la crescita della società civile.

Un dialogo che aiuti ad avvicinare  il modello verticale, gerarchico e  piramidale,  della società odierna ad un modello orizzontale basato sull’idea che l’umanità si promuova attraverso un percorso armonico in cui la collaborazione di ciascuno, secondo le proprie possibilità, contribuisce all’emancipazione dei singoli e al progredire della società nel suo insieme.

– Gli obiettivi dell’avvocatura si otterranno solo se la società li vorrà, e la società li vorrà solo quando percepirà la centralità sociale e propositiva dell’avvocato. Quando la società vedrà di nuovo nell’avvocato un solido punto di riferimento sia per la trasparente correttezza dei comportamenti sia per la capacità di esprimere un pensiero forte e consapevole culturalmente, e non soltanto giuridicamente.

-L’incontro tra etica e professioni si realizza da un lato  nella solitudine delle coscienze, dove non ci sono alibi a cui appigliarsi, e dall’altro nel palcoscenico del mondo dove la cultura, prima appresa e poi costantemente affinata, trova la sua vocazione sociale.

Cultura come consapevolezza di sè stessi e del mondo, nello scorrere del tempo.

E’ la cultura che deve risvegliare la capacità critica, specie quella dei giovani. La cultura  è un bene prezioso, benchè sia tanto ostile a chi mira ad imporsi attraverso l’omologazione delle coscienze.

-L’avvocato deve aprirsi al costante confronto con ogni componente sociale, per tornare a comprendere l’uomo nella sua vita, prima,  e per meglio difenderlo, poi, nei tribunali.

L’Avvocato è partecipe per vocazione delle relazioni umane e degli incontri e scontri che lì si determinano.

Dobbiamo avere coraggio e costruire la modernità emancipandoci dall’autoreferenzialità.

E’ importante la formazione continua e la specializzazione non solo in nuovi campi del sapere ma anche in materie che costituiscono l’antefatto storico-culturale e l’anima umanistica della nostra professione come le lettere, la storia, la logica,  la filosofia, la psicologia e  le arti; perché l’avvocato è il più umanista dei liberi professionisti.

E’ importante porre  l’attenzione all’aspetto deontologico. Partendo da una giustizia disciplinare sempre migliore.

Il problema del numero elevato degli avvocati resta centrale (e va ricercato probabilmente nel numero degli iscritti nei corsi di laurea in giurisprudenza ) ma appare sempre   legato al fatto che non abbiamo recuperato la nostra posizione, il rango che ci compete. Rango civile e costituzionale che recupereremo con il nostro sentimento di libertà, le nostre radici umanistiche e il nostro bagaglio culturale.

-E anche l’auspicata crescita non ci sarà senza una effettiva tutela dei diritti .

Bisogna lavorare ad un progetto ampio e tornare a porre al centro della nostra attenzione la persona umana in un grande e generoso sforzo comune.

Bisogna entrare nel futuro lasciando che siano gli altri a reclamare spazio e rispetto per la nostra professione dopo averne riassaporato l’impatto altruistico, la profonda umanità e la tensione etica.

Ed è con questo spirito che anche io condivido con Voi un’esperienza, una delle mie ultime   cause a favore di chi non ha voce…A tutela della persona umana in senso lato.

E ringrazio Maurizio De Tilla , che mi stimola ad andare avanti,  a ritrovare anche qui i principi che mi hanno fatto scegliere la professione/missione di avvocato.

Mi riferisco alla Scala dei Turchi, uno dei paesaggi più belli della Sicilia, dove con il FAI abbiamo recentemente celebrato un successo della collaborazione tra cittadini, Associazioni e Istituzioni.

Grazie alle segnalazioni dei cittadini al censimento i luoghi del cuore, il Fai si era occupato dello scheletro di cemento che dagli anni Ottanta deturpava  la spiaggia. L’abbattimento  si è reso possibile a seguito di una lunga battaglia legale alla quale aveva preso parte anche il FAI, costituendosi nei processi.

Fai e Banca Intesa/San Paolo avevano messo a disposizione 20 mila euro per l’abbattimento di questo cosiddetto “ecomostro” sulla spiaggia. Quest’ultimo intervento  invece è stato realizzato nel 2013  dall’ex proprietario.

Pertanto, grazie alla convenzione siglata nel 2015 tra FAI e Comune di Realmonte, la somma di 20 mila euro è stata utilizzata per l’abbattimento di un altro brutto immobile abusivo ( in cemento, ferro e eternit), che da oltre 30 anni si trovava in cima alla Scala dei Turchi e  impediva ai visitatori di osservare tutta la Costabianca. All’abbattimento è seguito  e la realizzazione di un  belvedere .

Con questo intervento abbiamo raggiunto, tutti insieme, tre importanti obiettivi:

1)       il ripristino della legalità, che segue all’abbattimento di un immobile abusivo, peraltro pericoloso anche per l’incolumità pubblica.

2)       Il recupero della Bellezza. La bellezza nascosta, che si è disvelata incidendo  anche sull’economia di tutto il territorio.

3)       La pubblica fruizione. Tutti potranno sempre godere, liberamente e gratuitamente,  di questo spettacolo della natura.

Abbiamo, in sintesi, provato a realizzare quell’idea di “cultura ampia”  che ci hanno insegnato i nostri antenati Greci: il Bello unito al Buono. Kalòs kai agathòs.

E con questo augurio di bello e buono applicato alla nostra professione, affido l’ultimo pensiero  ad Albert Camus:

“Esiste la bellezza ed esistono gli oppressi.

Per quanto difficile possa essere farò di tutto per rimanere fedele ad entrambi.”

Buon futuro a tutti.

Giuseppe Taibi

Palermo 27/6/2016

Condividi su:
Articoli recenti

Start typing and press Enter to search